Sognavo l'africa

09.09.2020
  • Titolo: Sognavo l'Africa
  • Autore: Kuki Gallmann
  • Editore: Mondadori
  • Pagine: 334
  • VOTO: 🍵🍵🍵🍵/5

Questo romanzo è l'autobiografia della vita di Kuki Gallmann, nata a Venezia nel 1943. Kuki fin dall'infanzia si dimostra una bambina curiosa e intelligente, adora la natura e si innamora dell'Africa, che diventa la terra in cui sogna di vivere.

Da adulta conoscerà Paolo e il loro amore reciproco li porterà a realizzare il sogno di entrambi, vivere in Kenya e gestire un ranch dove si alleva bestiame.

Si trasferiscono ad Ol Ari Nyiro, un enorme ranch circondato da un'oasi naturale e incontaminata ricca di animali selvaggi e piante. Sono gli anni '70 e l'Africa è ancora un continente pieno di possibilità per chi sa sognare in grande e adattarsi ad una vita priva di comodità.

Io non sono una grande amante dei paesi caldi, diciamo pure che detesto il caldo, ma l'Africa resta uno dei paesi che più sogno di vedere nella vita. Un continente selvaggio e puro. Ormai rovinato dagli esseri umani che l'hanno privato delle sue caratteristiche e spesso della sua dignità.

Kuki ci racconta i primi anni sereni e spensierati, quando gli animali selvatici erano così abbondanti che praticarne la caccia era una cosa normale, gli anni in cui la cementificazione non aveva ancora allargato i suoi artigli e i piccoli villaggi delle popolazioni indigene erano le uniche cose che si incontravano per miglia e miglia di incontaminata savana.

La prima parte per quanto serena è anche quella che ho preferito meno, in parte per lo stile narrativo abbastanza lento, mi sembrava che alcune giornate si susseguissero tutte uguali, tra battute di caccia e visite ad amici. Inoltre non trovandomi assolutamente d'accordo con la caccia al principio non riuscivo a cogliere il sentimento che davvero aveva mosso la coppia a spostarsi, temevo fossero i tipici "uomini bianchi" con la mania di conquista.

La seconda parte del romanzo è stupenda, ma anche molto dolorosa, Kuki ci racconta le immense perdite subite, prima il suo amato marito Paolo, a cui lei aveva dedicato la sua vita e che amava di un amore immenso. E pochi anni dopo la morte del primogenito Emanuele, un ragazzino di soli 17 anni portato via dalla sua passione. Un ragazzino che aveva già dimostrato di saper essere un grande uomo, aveva imparato a farsi amare da tutti e aveva preso il posto di Paolo al fianco di Kuki.

Credo che qualsiasi persona dopo aver perso l'amore della sua vita e poi un figlio ne rimanga distrutta. Per una madre perdere un figlio è un dolore senza fine, uno strazio innaturale a cui far fronte è quasi sempre impossibile. Eppure Kuki non si arrende, decide che dalla morte deve uscire qualcosa di buono, che deve portare avanti le idee di Emanuele e Paolo, decide di onorarli nel modo migliore che esista, amando e proteggendo la terra che loro tanto adoravano. E così negli anni '80, quando il mercato dell'avorio inizia a diventare davvero una grave minaccia per elefanti e rinoceronti, Kuki crea il Gallmann Memorial Foundation, trasformando il suo ranch in un'isola di natura selvaggia, dove gli animali possono trovare libertà e pace. Kuki con il suo progetto dimostra che è possibile coniugare il rispetto per la natura selvaggia con l'agricoltura e l'allevamento.

Ho davvero pianto moltissimo durante la lettura della seconda parte, il dolore che ha provato l'autrice è impregnato in ogni pagina e traspare da ogni parola, ma questa donna dimostra la sua grandezza, non facendosi sconfiggere, ma continuando a dare amore. Molti le chiesero di tornare in Italia, di abbandonare quella terra che le aveva tolto tutto, ma la Gallmann non ha mai ceduto. E' sempre stata convinta che vivere in Africa sia un privilegio che va conquistato e che per quanto sia duro il prezzo da pagare ormai quella era casa sua, era la terra in cui aveva seppellito i suoi uomini e per nulla al mondo avrebbe potuto abbandonarla.

Un romanzo davvero commovente ma anche molto interessante, che ci rivela una faccia dell'Africa ormai dimenticata e ci fa render conto di quanto sia sempre e solo l'uomo il peggior nemico della natura e di sé stesso.

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