Scrivere è un mestiere pericoloso

- Titolo: Scrivere è un mestiere pericoloso
- Autore: Alice Basso
- Editore: Garzanti
- Pagine: 341
- Anno di pubblicazione: 2016
- VOTO: 🍵🍵🍵🍵🍵/5
Trama: Vani Sarca è una ghostwriter che più spesso di quanto vorrebbe si ritrova a scrivere testi che non sopporta per autori che detesta totalmente. Anche questa volta il nuovo lavoro commissionatole dal suo capo non sembra essere diverso, un libro di ricette! Dovrà intervistare una vecchia cuoca ottantenne che inizia a perdere i colpi e farsi svelare non solo i segreti delle sue ricette ma anche aneddoti sulla famiglia per cui ha lavorato, ovvero i Giay Marin, una delle più ricche e importanti famiglie di Torino.
Ma presto Vani scoprirà non solo che la nonnetta ha ancora molto da dire e sa come raccontarlo, ma soprattutto che ha un segreto che non vede l'ora di rivelare, la cuoca infatti confessa di aver commesso un delitto. Sarà così che la nostra ghostwriter si troverà ad indagare accompagnata come sempre dal Commissario Berganza.
Questo è il secondo volume della serie con protagonista Vani Sarca, sono passati anni ormai da quando avevo letto il primo volume e mi ero scorda di quanto lo stile narrativo dell'autrice mi facesse ridere e divertire. Vani Sarca è un personaggio che adoro perché in alcuni aspetti mi assomiglia molto, l'amore per i libri e per le parole, l'amore per la solitudine e l'odio per la gente con rare eccezioni. Naturalmente io non ho né le sue doti deduttive né la sua capacità di scrittrice, ma va beh!
Nonostante fosse passato molto tempo non ho avuto problemi a ricordare i precedenti avvenimenti perché l'autrice richiama i fatti salienti capitati in precedenza, con piccoli accenni e senza mai cadere nelle ripetizioni noiose. Grazie alla sua spiccata capacità di creare i personaggi non solo si entra nel vivo della storia fin da subito, ma si stabiliscono simpatie e antipatie con ognuno di loro. Tanto che finito il romanzo sembra quasi di dover dire addio a dei vecchi amici. La vera sorpresa di questo nuovo capitolo è stato il Commissario Berganza, burbero e silenzioso come sempre, ma con decisamente tanto tanto fascino in più, è impossibile non affezionarsi e non finire con il tifare per lui.
La trama è fitta anche di ricordi della giovinezza di Vani che non si limitano a farci ridere a crepapelle, ma ci fanno anche pensare e ci permettono di conoscere la nostra eroina ancora più profondamente.
La componente "gialla" è molto interessante e devo dire che io, come i personaggi, mi sono lanciata nelle teorie più bizzarre di tutte, ma alla fine dei conti, proprio come dice Berganza, il più delle volte i crimini sono davvero banali! Ma vi garantisco che arrivare alla soluzione non lo è per nulla, almeno per me non lo è stato.
L'ambientazione torinese mi ha permesso di sentirmi davvero all'interno del romanzo. Anche se solitamente non amo i romanzi ambientati in Italia devo ammettere che leggere una storia che si svolge nella tua città facilita di molto la fantasia. Anche se naturalmente alcuni dettagli sono modificati per adattarsi meglio alla storia.
Ora non vedo l'ora di riuscire a comprare e soprattutto a leggere il terzo capitolo di questa serie.