La vedova

09.08.2020
  • Titolo: La vedova
  • Autore: Fiona Barton
  • Editore: Einaudi
  • Pagine: 372
  • VOTO: 🍵🍵/5

Trama: Jean è appena rimasta vedova, suo marito era Glen Taylor l'uomo accusato di aver rapito Bella, una bambina di soli due anni. Ora che suo marito è morto tutti sperano di scoprire finalmente la verità, dai giornalisti alla polizia. Tutti cercano di parlare con Jean perché lei era sua moglie e doveva conoscere la verità su suo marito.

Avevo delle aspettative altissime per questo libro, confesso che la cosa che mi aveva attratto maggiormente è stata la copertina davvero magnetica. Pessima abitudine quella di credere che una bella copertina racchiuda una bella storia!

La vicenda inizia con il racconto che Jean ci fa della morte di Glen e delle tre settimane che ha vissuto dopo. Poi si finisce in un vortice di salti temporali, che comunque non rendono di difficile lettura o comprensione il romanzo. Anche perché diciamocelo, non c'è poi molto da dover comprendere.

All'inizio la scelta di narrare la storia con diversi punti di vista, anche abbastanza insoliti, come la vedova dell'accusato, una giornalista, la mamma di Bella e l'ispettore, mi è parsa un 'idea molto intrigante e continuo a considerarla tale. Ma questi punti di vista non sono mai stati sufficientemente approfonditi, soprattutto quello di Jean che avrebbe dovuto essere il personaggio trascinate dell'intero romanzo.

Ho trovato intere pagine e capitoli di una noia estrema, non succedeva mai nulla e i pochi fatti salienti spesso sono stati ripetuti dai vari protagonisti finendo così per renderli poco interessanti. La psicologia di Glen, anch'esso in teoria personaggio chiave, viene approfondita pochissimo. Renderlo misterioso doveva anche renderlo più interessante e spingerci a porgerci alcune domande, ma dopo circa 200 pagine ci viene voglia di avere finalmente qualche risposta o se non altro, almeno qualche piccolo indizio in cui affondare i denti.

Jean l'ho trovata una donna davvero detestabile, succube di un marito che non le ha mai permesso di vivere davvero e l'ha piegata alle sue scelte. Egoista e inutilmente perbenista, pronta a giudicare tutti ma mai pronta a farsi anche solo un piccolo esame di coscienza. Insomma gli unici personaggi accettabili sono stati la giornalista e l'ispettore.

Il crimine al centro del romanzo è il peggiore che esista perché si tratta di violenza su minori. Vengono toccate tematiche come rapimento di bambini, pedofilia e uso/diffusione di materiale pedopornografico. Tutti crimini a cui personalmente non riesco a dare una spiegazione, crimini che considero aberranti per la società. Mi aspettavo quindi un maggior risalto all'orrore che questi atti portano nella vita delle persone che non solo li subiscono ma che ne vengono anche solo a conoscenza. Mi aspettavo una maggior condanna sociale, ma anche un approfondimento maggiore e un approccio più delicato.

Il finale poi è davvero deludente. Sbrigativa la rivelazione della verità e restano, per me, senza conclusione troppe micro-storie. Avrei certo preferito un altro destino per Jean, che passa come una povera vittima afflitta.

Il finale mi ha trasmesso la sensazione che in fondo la scomparsa di una bimba di due anni non sia poi un crimine così atroce se finisce per essere quasi dimenticato solo quattro anni dopo, certo capisco che la vita di tutti vada avanti e sono ben cosciente che stiamo parlando di un romanzo, ma avrei comunque desiderato un briciolo di delicatezza e rispetto in più.

Non do un voto completamente negativo solamente perché lo stile è comunque molto scorrevole e quindi il libro si legge rapidamente senza restare impantanati nella noia. Inoltre, ripeto, la scelta dei punti di vista è stata originale. Ma a parte questi due punti a favore per me tutto il resto è stata una gran delusione. 

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