La mia prediletta

- Titolo: La mia prediletta
- Autore: Romy Hausman
- Editore: Giunti
- Pagine: 381
- VOTO: 🍵🍵🍵🍵/5
Trama: In una fredda notte invernale una donna investita da un'auto viene soccorsa da un'ambulanza, insieme a lei c'è una bambina che dice che la mamma si chiama Lena. Più tardi la bimba svelerà anche di avere un fratellino che è rimasto a casa a pulire il sangue sul tappeto perché la mamma per sbaglio ha ucciso il papà, ma non vuole fornire l'indirizzo di casa perché loro vivono in una capanna nel bosco perché nessuno li deve trovare! Il Commissario capo Gerd Bruhling è convinto che la donna ricoverata in ospedale sia la figlia del suo migliore amico scomparsa ormai da 14 anni. Ma qual è davvero la verità che si cela dietro l'incidente? Che cosa nascondono le parole della bambina?

Luglio mi ha regalato la lettura di un altro ottimo thriller. Avevo sentito parlare parecchio di questo libro quando era appena uscito, ma dopo pochi mesi sembrava che nessuno lo stesse più leggendo, quindi avevo il dubbio che tutto il suo successo fosse stato solo un fenomeno momentaneo e che sarebbe stata una delle solite letture banali che ormai sembrano popolare sempre più spesso il mondo del genere thriller.
Invece questo romanzo si è rivelato una vera bomba!
La prima caratteristica che mi ha colpito è stata la struttura narrativa, il libro infatti è composto da capitoli in cui si alternano vari punti di vista, quello della donna investita, quello della figlioletta e quello del padre di Lena Beck. Ognuno di loro vive l'intera vicenda in maniera totalmente diversa, non solo per le emozioni che ovviamente sono molto differenti tra un padre che ha perso la figlia e tra una vittima, ma soprattutto perché ognuno dei personaggi vive la storia in modo completamente differente. La bambina in particolare mostrerà una versione della realtà davvero agghiacciante e lo farà con la calma e l'innocenza tipica dei bambini che non sono in grado di percepire sotterfugi e doppi sensi e che sanno vivere e pensare solamente secondo il modo che è stato insegnato loro dai genitori. Il punto di vista che ho apprezzato meno è stato quello della donna, perché tende ad essere il più confusionario, con una motivazione sicuramente molto valida, ma che mi ha reso la lettura delle parti a lei dedicate un pochino più ostiche inizialmente. Ma è anche giusto specificare che con il proseguire del romanzo anche questi capitoli prendono un ritmo più serrato.
Un altro punto di forza è dato dai colpi di scena, ce ne sono due davvero forti, uno già tra i primi capitoli e uno verso il finale, quest'ultimo nonostante se ne possa prevedere l'arrivo mi ha comunque ugualmente molto sbalordito e ha reso il finale davvero incalzante e adrenalinico.
La storia è molto cruda e tratta di tortura e segregazione, anche se le diverse angherie che le vittime sono costrette a subire non vengono descritte con troppa frequenza o nel dettaglio resta comunque una vivida percezione del dolore e dell'umiliazione che le vittime hanno subito. Così come mi è rimasta addosso la dolorosa sensazione di quanto l'animo umano sia capace di distorcere la realtà pur di crearsi una bolla di sicurezza in cui cercare di sopravvivere.
Un thriller che tutti dovrebbero leggere, ma che secondo me renderebbe molto di più se letto nei mesi invernali, quando anche il clima esterno ci permette di percepire al meglio l'atmosfera claustrofobica dell'intera vicenda.