La ferrovia sotterranea

30.08.2020
  • Titolo: La fattoria sotterranea
  • Autore: Colson Whitehead
  • Editore: Big Sur
  • Pagine: 374
  • VOTO: 🍵🍵🍵🍵🍵/5

Trama: Siamo nella prima metà dell'Ottocento in Georgia. Cora è una schiava che insieme all'amico Caesar decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui lavorano.

La fuga si compie grazie ad una misteriosa ferrovia sotterranea e porterà i due ragazzi ad un percorso rocambolesco attraverso svariati stati degli USA.

Cora verrà aiutata da molti alleati insospettabili, ma la sua fuga sarà minacciata da uno spietato cacciatore di schiavi che non mollerà mai la sua caccia per riportare Cora dal suo proprietario.

Con questo libro l'autore ha vinto il premio Pulitzer e il National Book Award, leggere libri che hanno vinto premi così prestigiosi e che hanno avuto un grande risalto, di cui tutti parlano con enorme rispetto, mi mette sempre in soggezione. Non so mai se il libro mi piacerà e se saprò apprezzarlo davvero.

Infatti ho ritardato molto la lettura di questo romanzo, ma ora che l'ho terminato mi chiedo perché io mi sia imposta questa lunga attesa che mi ha tenuta per tanto lontana da questo capolavoro.

La ferrovia sotterranea è un romanzo che tutti dovrebbero leggere, uno di quei libri che dovrebbe fornito ad ogni scuola. L'autore attraverso una vicenda inventata ci fornisce un ritratto fin troppo veritiero di un'epoca davvero buia per la dignità umana.

La schiavitù è stata uno dei crimini peggiori di cui noi bianchi abbiamo scelto di macchiarci e non andrebbe mai dimenticata, perché il razzismo non è mai stato sconfitto e ancora oggi veniamo a conoscenza di atti davvero vili nei confronti di ha la pelle di un colore diverso dal nostro.

La vicenda inizia in una piantagione di cotone in Georgia, dove facciamo la conoscenza di Cora e Caesar, due schiavi all'apparenza uguali a tutti gli altri, due semplici numeri nella grande massa di uomini trattati peggio del bestiame. I due decidono di tentare la fuga per raggiungere gli stati del Nord, dove i neri possono vivere liberi in condizioni decisamente migliori.

Per riuscire a fuggire si affideranno alla ferrovia sotterranea, una misteriosa rete di tunnel con dei veri e propri treni che li percorrono per portare i fuggiaschi in zone sicure. La ferrovia è tenuta in piedi da una rete di uomini bianchi che trovano la schiavitù un male per la civiltà.

Attraverso la fuga di Cora faremo tappa in svariati stati americani che impareremo a conoscere per le loro differenze nel modo di vedere gli schiavi.

Partiamo appunto dalla Georgia, uno stato del Sud basato sull'agricoltura e il commercio che considera gli schiavi delle proprietà del padrone, il quale può disporne come meglio crede, può deciderne le fatiche, la morte e anche le punizioni, spesso atroci e crudeli.

Attraverseremo la Carolina del Sud che ama considerarsi uno stato di larghe vedute, dove ai neri viene concessa la libertà, ma questa libertà sembra essere solo un'illusione, perché in ogni caso i bianchi non riescono a vedere i neri come loro simili, ma sempre come una razza inferiore che va educata e controllata, come se fossero animali da addomesticare.

Percorreremo svariati chilometri e conosceremo svariate realtà, alcune anche molto positive, ma che non riescono a prendere piede e a far comprendere alla massa quanto l'idea di possedere un altro essere umano sia abominevole.

Cora è poco più che una ragazzina, ma si rivela subito una donna vera e propria con un carattere estremamente forte che non si piega alle avversità che si trova a dover affrontare. Cora si aggrappa alla vita e alla speranza di libertà con tutta la sua forza e non è disposta ad arrendersi per nulla al mondo.

Affronterà la prigionia, la violenza, la fame e innumerevoli umiliazioni ma non accetterà mai di sottomettersi perché una volta iniziata, la sua fuga può concludersi solo con la libertà o con la morte.

L'autore ci fa conoscere un lato della storia americana davvero tragico, non solo per ciò che tutti conosciamo riguardo alla schiavitù, ma anche per le idee che circolavano, ad esempio quella di sterilizzare le donne di colore per evitare che aumentasse troppo il numero di "negri" e per non rischiare la nascita di "bastardi meticci" quando i bianchi sfogavano le loro libidini sulle schiave.

Questo romanzo mette a nudo tanti lati oscuri che hanno fatto parte di un'epoca che ormai rischia di essere dimenticata semplicemente perché giudicata lontana e passata. Ma il razzismo è un mostro che si cela nell'ombra e bisogna imparare a conoscerlo e mai dimenticarlo.

Whitehead ci pone molti spunti di riflessione per comprendere le credenze dell'epoca, ma ci fornisce anche tutti gli strumenti per smontarle una ad una. Ci racconta come l'America sia nata sotto il segno dei massacri, prima dei nativi e poi degli africani e paragona queste persone agli stessi americani, una popolazione nata da persone che lasciavano il loro paese d'origine spesso per fuggire a capi, Re, padroni crudeli, ma che una volta poggiato piede nella nuova terra finivano per comportarsi nello stesso modo di coloro da cui fuggivano.

Ho amato moltissimo questo romanzo, che mi ha regalato emozioni fortissime, ho versato parecchie lacrime, ho provato rabbia per gli atteggiamenti dei bianchi, gioia per le piccole conquiste degli schiavi, ma soprattutto non mi vergogno di ammettere che ho provato vergogna, so di essere nata secoli dopo questa realtà, so di essere stata educata nel rispetto di ogni cultura ed etnia, ma purtroppo so anche di far parte di quel colore di pelle che ha causato immense sofferenze ad un popolo che non voleva altro che la sua libertà.

Un libro indimenticabile che resterà sicuramente tra migliori letti in questo 2020.

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