Fiore di roccia

- Titolo: Fiore di roccia
- Autore: Ilaria Tuti
- Editore: Longanesi
- Pagine: 320
- VOTO: 🍵🍵🍵🍵🍵/5
Trama: 1915, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, alcune donne sono chiamate a dare il loro contributo per salvare la Patria. Sono donne povere, che vivono di fame e sacrifici sulle montagne di Timao. Il fronte alpino è debole, l'esercito nemico non dà tregua e gli alpini che lo difendono sono allo stremo, hanno bisogno di continui rifornimenti. Saranno proprio le donne del villaggio a portare a spalle per ore di cammino ciò che serve ai soldati fino al fronte.
Una storia che è ormai quasi persa nell'oblio, ma che Ilaria Tuti ha strappato dal buio. Con le sue parole ha riportato alla luce la storia di donne che nella vita hanno dato tutto. Le Portatrici carniche, così erano chiamate, non sono mai citate nei libri di storia, perché si sa la storia l'hanno scritta gli uomini e un tempo era disonorevole dare ad una donna un valore pari a quello di un uomo.
La Tuti ci racconta la storia di un gruppo di donne, attingendo a piene mani dalla realtà ma infondendoci un alito di fantasia per poter rendere la vicenda più "fruibile" e soprattutto più intensa. Errano donne di ogni età, poco più che bambine, madri e nonne. Alcune sole, altre con qualcuno al fronte per cui preoccuparsi. Quando sono state chiamate non hanno esitato, non si sono tirate indietro nemmeno di fronte al fuoco nemico, al gelo della montagna, alla fatica immensa o al dolore dei corpi trucidati. No. Loro si sono rimboccate le maniche e hanno semplicemente aggiunto quell'enorme fardello alla lista di tutte le incombenze che già dovevano affrontare quotidianamente. Affamate, stremate, doloranti, mai si sono lamentate, mai hanno chinato la testa.
Anche i soldati in breve le hanno rispettate e poi hanno iniziato a considerarle dei veri e propri compagni d'armi. Le Portatrici sono diventate un altro reparto dell'esercito, ma prive degli onori destinati ad altri.
L'autrice ci fa rivivere i loro passi attraverso le vicende di alcune donne, ma in particolare attraverso gli occhi di Agata. Una ragazza ormai sola, abbandonata dai due fratelli è costretta a badare al padre gravemente malato. Agata vedrà gli orrori della guerra ma saprà chiudere l'odio in un angolo. Cercherà di non farsi trascinare nel baratro capendo pian piano che anche i nemici non sono altro che ragazzi come i "suoi" alpini, obbligati a combattere per una Patria che comanda e pretende senza conoscere davvero il dolore che si trascina dietro la Guerra.
Agata è una donna di poche parole, non è abituata ad appoggiarsi ad altri, ma cerca in ogni modo di badare a sé stessa. Sul fronte conoscerà il Capitano Colman, tra i due inizialmente ci sarà qualche attrito, ma presto si creerà un legame di amicizia unico e potente che insegnerà ad Agata il valore della libertà e il peso che le scelte fatte possono posare sulle nostre spalle.
Un romanzo breve, perché per quanto superi le 300 pagine, lo si divora in un attimo e si rimane basiti quando si gira l'ultima pagina, perché non si vorrebbero mai lasciare i personaggi. Li si vorrebbe seguire per il resto delle loro vite.
Un romanzo che però pesa quanto un macigno, da ogni pagina traspare il dolore, la mancanza, la fame, il freddo e il senso di impotenza. Un romanzo che fa versare molte lacrime, ma che svela una storia che dovrebbe essere conosciuta da tutti. Soprattutto da chi ancora considera le donne un gradino al di sotto degli uomini.
Ma principalmente un libro che in questo momento storico andrebbe letto dal mondo intero, perché anche se le trincee sono forse un lontano ricordo, la guerra continua imperterrita a far parte di noi, lacera anime e getta muri su confini che nemmeno dovrebbero più esistere.